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Marzo 31, 2022Introduzione
Il cambiamento climatico è una sfida globale anche per il settore dell’Open Innovation, poiché specifiche innovazioni tecnologiche e industriali presentano tuttora un impatto negativo sull’ambiente naturale. Secondo il Sole24ore, le tecnologie informatiche generano il 4% delle emissioni di CO2 globali; entro il 2025, la transizione IT del settore industriale presenterà impronte di carbonio equivalenti alla produzione di circa 436 milioni di veicoli l’anno(“Quanto inquina la nostra vita digitale e cosa possiamo fare”, Alessia Maccaferri, 2021).
L’innovazione, per interrompere questo ciclo ed essere determinante nel ricercare soluzioni di business, deve essere in grado di ridurre gli effetti sull’ecosistema naturale. Per raggiungere tale scopo, è necessario intraprendere un percorso, tecnologico e culturale, che abbia come obiettivo l’innovazione sostenibile: un complesso di attività basate su criteri di misurazione delle performance dei produttori, riconosciuti universalmente, coordinate da una comunicazione trasparente per soddisfare una domanda dei consumatori sempre più sensibili al tema ambientale.
Per l’Open Innovation, il traguardo è rappresentato dalla Green Fintech come sintesi della questione climatica e base programmatica nel consentire la produzione di tecnologie sostenibili in grado di abilitare poi i servizi richiesti.
Un esempio concreto della relazione tra fattore e tecnologico e ambientale è rappresentato dalla tecnologia Cloud e dalla modernizzazione dei Data Center per ridurre ulteriormente l’impronta di carbonio legata alla tecnologia.
Green Cloud Computing
Il Cloud si configura come un modello tecnologico di distribuzione predefinito per convenienza, agilità e scalabilità, esso può divenire anche un riferimento come tecnologia sostenibile. Secondo il Lawrence Berkley National Laboratory, il Cloud consentirebbe di risparmiare fino al 95% di energia associata al software; la tecnologia consente di trasferire strumenti di produttività, comunicazione e collaborazione nel Cloud, riducendo il peso specifico dei data center che, secondo il LBNL, potrebbero arrivare ad un consumo globale di energia dell’ 8% nel 2030 e del 14% nel 2040.
Le piattaforme Cloud sono condivisibili e ricorsive, consentendo di lavorare e vivere in maniera sostenibile. Il concetto fondamentale del Cloud è la “migrazione”: trasporre in un ecosistema tecnologico decentralizzato determinate funzioni presenti in forma centralizzata seguendo una logica di semplificazione e ottimizzazione. Il Cloud, dal punto di vista tecnologico, si costituisce come uno spazio digitale per lo sviluppo di sistemi decentralizzati che consentono di accedere ad un ampio insieme di applicazioni come web-mail, storage online di dati e backup, applicazioni SaaS(Software as Service), oppure ambienti applicativi ad alto contenuto tecnologico come Amazon EC2 S3 che consentono di accedere ad intere librerie e a sistemi operativi digitali permettendo di installare ed operare con applicativi architettonici complessi.
La tecnologia Cloud, quindi, pone l’accento su responsabilità sociale e innovazione digitale per ridurre l’impatto della tecnologia sull’ambiente in un contesto di sviluppo sostenibile.
Un futuro lontano?
L’entusiasmo Green connesso alla tecnologia Cloud, rischia però di non considerare la fattibilità materiale dell’operazione di sostenibilità della tecnologia, nello specifico la difficoltà di standardizzare una sistema di valutazione in grado di esaminare in maniera dettagliata il vantaggio della tecnologia a discapito di consumi ed emissioni. Secondo un articolo di Nature(Hiding Greenhouse gas emissions in the cloud, David Mytton,2020), determinate attività esternalizzate nel Cloud subiscono una contabilizzazione differente prevista dal Greenhouse Protocol,il protocollo in grado di disciplinare, con una metodologia accurata, il consumo di determinate attività. Il protocollo obbliga i Cloud vendor a contabilizzare i servizi forniti mediante un parametro specifico; le attività in Cloud passano alla categoria Scope3(tassonomia di misurazione delle emissioni) riferita ad “emissioni generiche” dove l’obbligo di rendicontare la generazione di energia elettrica non è previsto a differenza di Scope1 e 2; il fornitore Cloud, non calcolando nello specifico il quantitativo di consumo, viola un patto globale di trasparenza.
Il Cloud rischia di essere un escamotage di marketing per attrarre la generazione Z, sensibile al tema ambientale, attuando un processo tecnologico che devia i parametri stabiliti per la rappresentazione dei consumi.
L’Europa punta a divenire il primo continente ad impatto zero nel 2050; ciò coinvolge direttamente il settore del Digital Payments dove l’obiettivo è dematerializzare e digitalizzare l’intero impianto di pagamenti. L’Innovation, connessa a tale servizio, svolge un ruolo di attuazione di obiettivi di sostenibilità e digitalizzazione mediante tecnologie contacless e biometriche. Il tema Green pone questioni e considerazioni per chi opera nel settore, ad esempio la migrazione di una struttura tecnologica in Cloud, come l’insieme dei servizi Payments, quali costi comporterebbe tale operazione?